LE CATENE DI SANT’ANTONIO
NON CI CREDO MA INOLTRO…
Cosa ci spinge a non spezzare le “Catene di Sant’Antonio”.WhatsApp, il servizio di messaggistica istantanea più usato al mondo che ha rivoluzionato il nostro modo di cOunicare.Ma tra qualche messaggio di “buongiorno” e “caffè virtuali”, qualcuno dei nostri contatti si diletta a inviarci le famose e quanto noiose “Catene di Sant’Antonio”, messaggi confezionati in modo da spingere i destinatari a diffondere il messagio ad altri suoi contatti.Di solito la maggior parte non ci crede ma c’è sempre qualche amico che le inoltra perché crede che spezzarle farà o non farà succedere quello che la catena contiene. Sarebbe bello poter inoltrare solamente una catena che promette serenità per conquistarla veramente, e lo sapete anche voi che è inutile eppure c’è sempre qualcuno che un po’ ci crede. Ciò che spinge alcuni a crederci risiede nel cosiddetto pensiero magico, tipico dell’età infantile, che sopravvive, in forme ridotte, anche negli adulti.Il pensiero magico si basa sul non tenere conto della relazione causale tra soggetto e oggetto.
Attraverso il pensiero magico possiamo credere che facendo una determinata azione questa vada a creare o a ripararne un’altra, senza però che tra le due azioni sussista un qualche tipo di legame logico.Il pensiero magico è spesso utilizzato proprio per cercare di controllare cose che sono impossibili da controllare come per esempio la fortuna, la salute o l’amore e preferire l’uso dell pensiero magico invece di quello logico, ci rassicura, proprio come quando da bambini bastava mettere la testa sotto alle coperte in modo da far sparire tutti i mostri che abitavano la nostra stanza.