La vita ai tempi del terrorismo
Dopo i numerevoli attentati che hanno colpito l’Europa, il nostro modo di vivere e di viaggiare è radicalmente cambiato. Prima di decidere la meta del nostro prossimo viaggio riflettiamo se quel posto può essere oggetto di attentati oppure se comprare i biglietti per quel concerto che sto aspettando da tanto tempo.
Dubbi legittimi, e quello che ci spinge a farli in fondo è la paura che possa capitare lo stesso anche a noi.
La paura è un’emozione primaria, la ritroviamo in tutti gli esseri umani e ha un ruolo fondamentale nella nostra sopravvivenza è quella che ci permette di mantenere la nostra integrità fisica rispetto a eventi che per noi sono pericolosi.
Grazie ad essa diventiamo più guardinghi e ci prepariamo a mettere in atto meccanismi o di attacco o di fuga con il fine ultimo di eliminare la fonte che ci minaccia.
La paura ci aiuta a decodificare situazioni che ci sembrano ambigue e per tanto possono nascondere pericoli non sempre rivelabili immediatamente.
La strategia dei terroristi è proprio questa, di farci percepire pericolosi posti che fino ad ora, per noi non lo erano, spingendoci ad attivare e a mantenere sempre alto il nostro livello di guardia, riuscendo, oltretutto anche a far diffondere questo stato di attivazione a migliaia di kilometri di distanza dal luogo dove hanno colpito, emblematico il caso di Torino, come quando si butta un sasso in uno stagno che suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze e ad effetti diversi, tutto ciò che incontrano, obbligandoli a reagire a questo movimento, in questo caso la paura diffondendosi e propagandosi si trasforma in panico.
Quindi utilizzando un’emozione principale deputata alla nostra salvaguardia la tramutano in qualcosa che piano piano ci fa diffidare dalle nostre certezze, aumentando i nostri sospetti verso chi ci sta accanto mentre saliamo in metro, fino a trasformala, da un ‘emozione che ci fa muovere a qualcosa che diventa sempre più pervasiva che ci spinge ad allontanarci e a ritirarci centellinando sempre di più i nostri movimenti.
La paura è fondamentale, come abbiamo visto, e ha un senso ma quando a questa lasciamo prendere il sopravvento non lo è più, diventa un’arma che fa male a noi e alla nostra realtà.
Riappropriamoci della nostra paura, utile e finalizzata, e non lasciamola che essa si trasformi in panico e che si appropri di noi.