Il fruttosio valido sostituto dello zucchero da tavola?
Il fruttosio è un composto chimico organico che fa parte della famiglia dei glucidi – ovvero degli zuccheri – di tipo monosaccaride, assai simile al glucosio e che insieme a quest’ultimo è componente fondamentale del più noto disaccaride, ovvero il saccarosio, il comune zucchero da tavola. Il fruttosio non è un valido sostituto del saccarosio in quanto da un punto di vista calorico la differenza tra i due è minima e, anche se il primo ha un indice glicemico (la velocità con cui aumentano i livelli di glucosio ematici) più basso rispetto a quest’ultimo, se si supera la quota massima consigliata giornaliera di fruttosio che è pari a 40-50 g si ha un effetto opposto a quello desiderato, ossia un aumento di grasso corporeo e un assetto metabolico che inibisce il dimagrimento. È facile eccedere con il fruttosio in quanto è presente nella frutta, nel miele (che ne contiene un’elevata quantità), in molti prodotti industriali, come caramelle, bibite, dolci, cereali da colazione, barrette energetiche, dove è ampiamente utilizzato sotto forma di sciroppo di mais, che è costituito da un 45% di glucosio e un 55% di fruttosio, sia perché ha un elevato potere dolcificante sia perché con un basso costo ottimizza la conservazione dell’alimento richiamando a sé acqua evita, così, che l’alimento diventi secco e ne rallenta lo sviluppo di muffe, se a tutto questo lo aggiungiamo anche alle nostre bevande per dolcificarle ecco sforati i 50 g.
Quali sono gli effetti del fruttosio sul peso e sul metabolismo?
Mentre il glucosio viene metabolizzato sia dal fegato, che dal muscolo e dal tessuto adiposo, il fruttosio viene metabolizzato solo a livello epatico, per cui quando ne arriva in grande quantità al fegato in parte viene convertito in grasso e accumulato negli epatociti dando steatosi (fegato grasso), in parte convertito in trigliceridi che in eccesso determina ipertrigliceridemia, in parte accumulato nel tessuto adiposo a cui segue un aumento di peso coproreo e una quota viene convertito in glucosio aumentando la glicemia. Inoltre il metabolismo del fruttosio causa una produzione sovrabbondante di acido urico, una molecola che in quantità elevate è tossica per l’organismo in quanto può accumularsi come cristalli di urato nelle articolazioni causando la gotta, una patologia infiammatoria. Questa tossicità si ripercuote anche sull’insulino-resistenza, ossia la capacità di abbassare i livelli di glicemia. Gli effetti di queste alterazioni metaboliche sono l’insorgenza di obesità, diabete e malattie cardiovascolari. D’altronde il fruttosio in eccesso anche a livello intestinale causa squilibri in quanto fermenta causando crampi, mal di pancia, diarrea e flatulenza, per cui chi soffre di colon irritabile non dovrebbe assumerne più di 20 g al giorno.