Compiti a casa? Meglio lavorare di più a scuola
Il tema dei compiti a casa torna prepotentemente alla ribalta.
A riproporlo è il ministro all’istruzione Valeria Fedeli, nel corso della quarta giornata delle Olimpiadi di Debate, interpellata dall’Agenzia Dire.
Una problematica già superata da alcuni paesi europei, la Francia in primis, dove i compiti a casa sono vietati almeno alle elementari da una legge di sessant’anni fa. La ratio è evitare la disparità tra i ragazzi in relazione all’aiuto che possono ricevere a casa: alcuni genitori possono seguire i figli e aiutarli, altri non hanno questa fortuna. E ancora, alcune famiglie possono assoldare (pagando profumatamente) professori per lezioni private, altre, meno facoltose, non possono permetterselo.
«Ci sono tesi a favore e tesi contro e questo è ovviamente espressione del dibattito che ci sarebbe in tutta Italia qualora questo diventasse un tema della politica – evidenzia Fedeli – Credo che ci debba essere un atteggiamento sicuramente migliorativo rispetto a quello tradizionale ‘Ti faccio la lezione frontale, poi tu approfondisci a casa da solo’. Credo che questo non sia più il tempo né della sola lezione frontale né dei singoli compiti a casa”.
E non è tutto. Per il ministro «i ragazzi hanno bisogno non di schemi rigidi. Ci sono condizioni differenti, opportunità differenti: a volte serve concentrarsi singolarmente su un compito necessario, anche con un approfondimento; di contro sarebbe anche importante che ci fosse la possibilità di fare dentro il percorso scolastico, magari il pomeriggio, magari in termini più socializzanti, anche approfondimenti collettivi soprattutto nelle scuole che assumono innovazione didattica e approfondimenti curriculari molto più flessibili e moderni, molto più legati anche alla trasversalità dei saperi».