Sale rosa di Himalaya versus sale marino : chi la vince?
Ormai è risaputo che un eccessivo consumo di sale è dannoso per la nostra salute in quanto il sodio in esso contenuto causa ritenzione idrica, ipertensione e malattie cardiovascolari. Sebbene si cerchino alternative più salutari al sale comune è erroneo attribuire al sale rosa di Himalaya (che himalayano non è, proviene dal Pakistan) portentosi benefici e proprietà. Per definizione il sale deve contenere almeno il 97% di cloruro di sodio quindi quello rosa non contiene meno sodio rispetto al sale marino, inoltre, non si tratta di un sale puro in quanto contiene anche ossido di ferro (il composto ferroso presente anche nella ruggine) che gli conferisce il caratteristico colore rosa. Se si assume questo tipo di sale credendo di aumentare l’intake di ferro ci si sbaglia poiché le quantità di questo composto presente nel sale d’Himalaya è irrisoria (va da un minimo di 0,24 mg/kg ad un massimo di 50 mg/kg) rispetto ai nostri fabbisogni giornalieri di ferro (pari a 10 mg/die negli uomini, e 18 mg/die nella donna in età fertile). Inoltre si afferma che questo sale contenga 84 oligoelementi ma in realtà ne contiene solo 20 tra cui metalli come il cadmio, l’alluminio, il nichel, il cromo che non solo non sono necessari al nostro organismo ma sono anche dannosi.
Questo tipo di sale a differenza di quello comune non contiene iodio, che è necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei e pertanto utile per la crescita, per lo sviluppo neuronale, per la riproduzione e per il corretto funzionamento del metabolismo; pertanto utilizzare sale rosa può determinare una riduzione dell’assunzione di questo importante oligo-elemento ed esporci maggiormente a patologie tiroidee. Sarebbe bene piuttosto preferire il sale marino integrale, leggermente meno raffinato rispetto a quello bianco, che contiene, sì cloruro di sodio, ma anche altri importanti oligoelementi che gli conferiscono una maggiore sapidità consentendoci di utilizzarne di meno a tavola. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non dovremmo superare il consumo di 2 g di sodio al giorno corrispondenti a 5 g di cloruro di sodio, ossia ad un cucchiaino di sale; mediamente ne consumiamo circa il doppio, per rientrare nelle quantità consigliate può essere d’aiuto aggiungerne meno alle nostre pietanze insaporendole con spezie ed erbe aromatiche (attenzione alla salsa di soia che è ricca di sodio) e limitare tutti gli alimenti ricchi di sale, vale a dire prodotti in scatola, o conservati e processati come affettati, formaggi, e prodotti da rosticceria.