Il risultato di una predazione
A chi non é capitato di passeggiare sulla spiaggia e raccogliere delle conchiglie? Sicuramente avrete osservato che, la maggior parte di esse, presentano un cerchietto vuoto.
Vi siete mai chiesti cos’è quel buco?
Quel perfetto forellino è il risultato finale di un atto di predazione dei piccoli “Molluschi Gasteropodi” appartenenti alla famiglia “Naticidae”, comunemente conosciuti come “Natiche”.
Abbondati nelle nostre coste, sono tra i più infallibili, perforano dalla tellina alla vongola con la sua ruvida “lingua dentata” e ne divora l’animale quando è ancora in vita!
La predazione é divisa in varie fasi:
- cattura del Bivalve;
- immobilizzazione da parte del Naticide sia con il piede sia tramite secrezioni chimiche;
- ricerca del punto debole del bivalve;
- perforazione;
- raschiamento della preda con la radula,
- ritiro della proboscide contenente la radula;
Il punto perforato viene coperto da un organo accessorio del piede: “la ghiandola perforatrice“, il cui secreto permette di sciogliere chimicamente il carbonato di calcio della valva della preda,il piede poi viene spostato e di nuovo sostituito dalla proboscide, riprendendo l’opera di raschiamento della radula.
Queste due fasi, in cui si alternano periodicamente l’attività fisica della proboscide e del piede e quella chimica della ghiandola, possono protrarsi anche per oltre 60 ore di duro lavoro. Non appena il foro viene ultimato, il Naticide può inserirci la proboscide, iniziando così a divorare l’ormai inerme preda.
Il foro è differente a seconda della specie che lo produce ed il pasto che ne scaturirà potrà essere sufficiente per i successivi 5-14 giorni.
Le specie più comuni lungo le nostre coste sono “Naticarius hebraeus”, “N. stercusmuscarum” e “Neverita josephinia” e quasi sempre hanno come prede preferite i Bivalvi appartenenti ai generi Donax e Tellina, senza tuttavia disdegnare diverse specie dei generi Spisula e Glycymeris e della famiglia Cardiidae.
Martina Bosso