PERDERE UNA PERSONA CARA
Quando mancano le parole per raccontare…
La perdita di una persona cara è uno dei momenti più difficili da affrontare con i figli, soprattutto se piccoli. Nella nostra società c’è un tale desiderio di rimuovere la morte che si è persa la capacità di parlarne.La morte ci circonda, ma siamo abituati a vederla nelle immagini dei tg e finisce per sembrarci lontana. I meccanismi di difesa psicologici, individuali e collettivi, appoggiandosi su una constatazione di realtà , ovvero il fatto che la scienza e la medicina oggi consentano, almeno nel nord del mondo, di morire di meno e di vivere molto più a lungo, hanno consentito di dimenticare la morte, di esorcizzarla, di tenerla lontana dalle nostre paure e dalle nostre ansie. Alcuni studiosi hanno osservato che ieri, agli inizi del secolo scorso, il tabù era la sessualità mentre la morte era parte integrante la vita: se mancava il nonno si era insieme, nella stessa casa e i riti di congedo (preghiera, ritrovo della famiglia, funerale) permettevano a tutti – anche ai bambini – di essere presenti, di partecipare al lutto e di ri-elaborarlo. Oggi siamo in presenza dell’esatto contrario: molta più confidenza con i temi della riproduzione, ma silenzio totale per quanto riguarda la morte. Se il nonno muore, mancano le parole per dirlo, si evita di portare il bimbo al funeral in poche parole si fa di tutto perché i piccoli non incontrino la morte, nemmeno nel termine. Quando ci tocca da vicino, nella quotidianità e nei nostri affetti più cari, non siamo quasi mai preparati ad affrontarla nel modo giusto. Ma c’è un modo “giusto” di parlare della morte di una persona cara a un bambino? Il primo istinto è il più delle volte quello di proteggerlo dal dolore. Non facciamo altro che difendere i nostri figli da ciò che crediamo causi loro uno choc anche se poi a ben guardare, li lasciamo liberi di sperimentare altre forme più subdole di violenza. «Preferisco che ricordino la nonna da viva» è l’alibi che ci dispensa dall’affrontare un discorso impegnativo con i figli. Così, il giorno della morte o del funerale li teniamo lontani: crediamo di sollevarli dal peso del dolore, invece, rischiamo di causar loro solo un’angoscia maggiore. Mai minimizzare!Se della morte non si parla, se resta un tabù, se i discorsi si fanno evasivi e le domande non hanno risposta, un bambino elaborerà a modo suo quella perdita, tra sensi di colpa e crisi di abbandono. Soltanto vivendolo insieme, e condividendo il dolore, solo ricordando i momenti belli di quando la persona cara era in vita e trasformando la pena in nostalgia, gli eviteremo lo stress del contatto con l’ignoto che la morte sempre provoca.
Ci sono libri che parlano di questo problema e fiabe per i più piccoli che possono essere d’aiuto, come anche laboratori espressivi condotti da esperti del settore che possono aiutare nell’espressione di emozioni e vissuti non elaborati.